Sarà scontro con la Procura

Il cda ha (non) scelto e si continua ad oltranza a cercare finanziamenti per iscriversi alla B, puntando al Collegio di Garanzia del Coni: ma non esiste un percorso chiaro
12.07.2018 11:38 di Gian Piero Travini   vedi letture
Sarà scontro con la Procura
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

La (non) scelta è stata fatta ieri sera: avanti ad oltranza fino al 9 agosto per il match definitivo con la Procura della Repubblica di Forlì, cercando di opporre all’istanza di fallimento chiesta dai PM Santangelo e Rago l’accettazione della 182 bis-ter. E mentre oggi si riunirà il Consiglio comunale per parlare di calcio e la Covisoc boccerà la richiesta di iscrizione del Cesena al campionato di serie B, il Cesena ha scelto di non scegliere.

Due conti della serva L’Agenzia delle Entrate non dovrebbe accettare il piano di ristrutturazione del Cesena entro il 16 luglio e quindi il Cesena rischia di presentare un’integrazione incompleta alla domanda di iscrizione, anche se dovesse decidere di investire i 500mila euro freschi arrivati da fuori Italia e i 400mila euro in cassa per gli stipendi arretrati. I 6,5 mln di euro del gruppo imprenditoriale milanese vicino all’ex vicepresidente bianconero Marino Vernocchi basterebbero per tranquillizzare l’Agenzia delle Entrate, ma ancora non ci sono accordi: in questi due giorni verranno valutate le proposte. E se anche si sbloccasse qualcosa in tempi rapidissimi, il parametro P/A risulterebbe ancora sballato, poiché il capitale sociale bianconero è troppo basso, e non è detto che per ripianarlo possa bastare l’aumento da 4,5 mln di crediti esigibili dai soci lasciati ancora in Società. Servono i 5 mln del fondo inglese – paradossalmente quelli più sicuri –, che però arriverebbero solo ad iscrizione compiuta.

Il Merlino che si morde la coda In questo triste e a tratti patetico rimpiattino – soprattutto pensando alle tante parole sprecato tra questa e la scorsa settimana, da “o soldi o fallimento” a “lo dobbiamo ai nostri dipendenti”, da “il Sindaco è brutto e il Romagna Centro bléh che tanto gli imprenditori non ci mettono un soldo non ci mettono” a “i tifosi mi odiano allora io odio i tifosi e smetto di fare il presidente”, da “se non c’è trasparenza la colpa è stata di quelli di Cesena Per Sempre che non hanno fatto una buona comunicazione” (ah, perché ‘Girolamo Pompetti’ è roba che viene insegnata ad ogni corso di content marketing sportivo di Luca La Mesa, vero?) a  –, è chiaro che servono soldi. Veri. Non crediti. E serve un termine ultimo al di là degli slogan, per ricapitalizzare la Società. Si continua a parlare con fantomatiche cordate e opportunità sempre più belle e ghiotte – così lascia trasparire radio-società –, ma nessuno entrerebbe in una Società con una Procura della Repubblica già in campo. Nessuno. E hai voglia a valutare opzioni, la realtà è questa: la partita vera è il 9 agosto, ed è quella societaria.

Il modello Paganese In cda si sono convinti di portare a casa la B. Perché hanno tempo fino al 22 luglio per convincere l’Agenzia delle Entrate e arrivare al 26 luglio fino al Collegio di Garanzia del Coni come fece nel 2016 la Paganese per iscriversi, sanando giorno dopo giorno i vari nodi cruciali delle garanzie da offrire alla Federazione. Tuttavia non sono da sottovalutare due realtà che sembra non vengano nemmeno considerare in corso Sozzi: la Paganese era in serie C, non in serie B, dove servono solidità economiche molto più sicure; la Paganese era sì coinvolta in una procedura inquisitoria, ma sportiva e marginale, Dirty Soccer 3 con -1 punto in classifica.
E comunque anche sulla stagione che si dovrebbe giocare è una storia ancora tutta da decidere, perché il Cesena è sotto sfratto dallo stadio e dal campo di allenamento   – esecutivo il prossimo 17 luglio –, senza una squadra – che inizia a perdere pezzi, come Laribi –, senza un allenatore, senza un diesse. Senza un’idea.

Ottimismo poco prudente Riportando indietro gli orologi di qualche settimana fa, il Cesena si diceva sicuro del parere positivo dell’Agenzia delle Entrate, collezionando tre NO. Ora c’è grande entusiasmo per le garanzie fidejussorie coperte che si possono presentare, ma si rischia un nuovo, quarto faccia a faccia con la realtà: perché con dei processi in corso, l’Agenzia delle Entrate dovrebbe contraddire una sua scelta presa prima dell’inizio delle questioni giuridiche legate a Tribunale di Bologna, Procura di Forlì e Procura federale? Sostanzialmente il senso della terza risposta... Stante un capitale sociale nullo, non esistono ragioni di opportunità per cui il Fisco dovrebbe modificare la propria decisione. E senza il Fisco il 9 agosto sarebbe bancarotta. Con una Procura particolarmente sensibile su AC Cesena spa a tematiche di natura fiscali. Ma soprattutto, dopo il 9 agosto ritornerà la possibilità del commissariamento da parte della Figc ex art. 2409 C.C. su cui dovrà pronunciarsi il Tribunale di Bologna. 

Un cda in balia del caso Se comunque il Cesena chiudesse la partita con il Tribunale di Forlì, il debito consolidato bianconero passerebbe da 56-58 mln a 26-28 mln, ovvero la stessa cifra del periodo Campedelli. In questi cinque anni dunque non solo non sarebbe cambiato nulla, ma anzi si sarebbero garantiti compensi a persone non in grado di gestire ciò per cui sono stati lautamente pagati. E il cda giusto la scorsa settimana aveva deliberato che se ieri non ci fossero state vie chiare per risolvere la crisi bianconera, i libri sarebbero stati portati in Tribunale: così non è stato. 
La via non è chiara nemmeno a loro, come non lo è mai stata in questi cinque anni, e l’oggettività delle cifre di cui sopra non può essere messa in discussione.
Ci sono strade. Ci sono scelte.
Ci sono altri errori da commettere, tempo da perdere. E nascondersi dietro alla tutela degli stipendi dei dipendenti prima o poi non basterà più. E, per citare un sommo poeta, tolta anche l’ultima scusa rimarrà solo il “vuoto cosmico”.