Quando il Cesena regalava emozioni vere. Mica come adesso…

Altroché l’ultimo ‘indimenticabile’ 2-2 raccolto ieri a Ravenna dalla band di Viali! 10 anni fa, a Palermo, andava in scena una delle più belle rimonte di sempre del Cavalluccio…
08.04.2021 10:30 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Quando il Cesena regalava emozioni vere. Mica come adesso…

Ora il Cesena non riesce a battere nemmeno un’incerottata squadra infarcita di zombie della pedata.
Ora il Cesena si accontenta di vivacchiare sui campetti polverosi della Lega Pro.
Ora il Cesena riesce ad arpionare (a fatica) un risicato 2-2 al cospetto della triste cenerentola del girone B di serie C.

Sti cazzi.

C’è stato però un tempo in cui il Cesena riusciva a battere il Milan di Ibra e Pirlo. O la Lazio capolista.
C’è stato un tempo in cui il Cesena, con le sue imprese, faceva parlare l’Italia intera. E pure l’Europa.
C’è stato un tempo in cui il Cesena, i 2-2 in rimonta, li andava a strappare sui dorati palcoscenici della serie A.

Ricordate?


Quella domenica pomeriggio d’aprile di dieci anni fa, a Palermo, faceva (già) un gran caldo. Un caldo tremendo. Un caldo della Madonna. Faceva così caldo che, poco prima dello start della partita, il giardiniere dello Stadio Barbera – con l’intento di abbassare le temperatura – decise addirittura di annaffiare il terreno di gioco con della Tachipirina…

Era il 10 aprile 2011. Una vita fa. O quasi. E in casa bianconera si respirava ancora a pieni polmoni l’epoca ‘targata’ Igor Campedelli da Gatteo. Quattordicesima giornata di ritorno di serie A. Minuto novantuno e… mezzo. Nell’infuocato catino dell’ex Favorita, davanti a più di ventimila persone, il Palermo del romagnolissimo Delio Rossi e il Cesena dell’ingellatissimo Massimo Ficcadenti stavano giocando gli ultimi scampoli di gara. Due a zero il risultato in favore dei padroni di casa. Per effetto dei gol messi a segno nel primo da Kurtic (5') e dal rapace Pinilla (36'). Sembrava finita, per il povero Cavalluccio. Un Cavalluccio costretto tra l’altro a giocare in inferiorità numerica per via dell’espulsione appioppata a Von Bergen. Poi però… successe il miracolo.

Minuto novantadue. Angolo di Giaccherini, palla per Parolo che di destro fa centro. Il Cesena si è svegliato troppo tardi, dicono tutti. Ma il bello, invece, deve ancora arrivare. Minuto novantasei. Ultimissimo disperato assalto di Colucci e compagni. Lancio lungo di Santon. Colpo di testa di Bogdani. Spizzata del ‘solito’ Parolo verso l’area rosanero. Tocco di Pellegrino. Palla a Giaccherini. Che, sempre di destro, trafigge l’intontito Sirigu. Brividi. Brividi veri. Brividi ‘targati’ Giaccherini. Brividi che, a Cesena, non potremo più rivivere. Perché – fidatevi di me – la Pulce di Talla, nonostante il pesante pressing messo in atto in questi ultimi mesi da Lorenzo Lelli, non tornerà mai più a giocare in Romagna. Perché Giak, il prossimo 30 giugno, saluterà il Chievo e si ritirerà per sempre dal calcio giocato. Per dedicarsi alla sua meravigliosa famiglia.

Cosa mi piace ricordare di quella magica ed indimenticabile domenica pomeriggio di dieci anni fa? Beh, l’urlo – alla Marco Tardelli – lanciato proprio dalla Pulce di Talla dopo il 2-2, ovviamente. I suoi occhi spiritati. La sua folle corsa verso la panca bianconera, verso il tarantolato Ficcadenti. E poi, naturalmente, mi piace ricordare anche quel ‘famoso’ parapiglia scoppiato sul campo per colpa di quell’esultanza – per usare un eufemismo – colorita sfoderata (in panchina) dal secondo portiere bianconero Calderoni. Nostalgia. Nostalgia canaglia. Di una casa, di un amico, di un bar. E di un Cesena – sigh – in serie A.


Che io non lo so mica quando rivedremo ancora il Cavalluccio in Paradiso.

Che io non lo so mica quando rivedremo a Cesena grandi campioni come Giaccherini, come Parolo, come Antonioli, come Jimenez.

Che io sono stufo di vedere a Cesena dei giocatori che non sanno nemmeno cosa sia una verticalizzazione. Dei giocatori che non sanno battere un calcio d’angolo decente.

Che a me, a ripensare al 2-2 di ieri col Ravenna (o allo 0-3 col Legnago, che tanto il succo non cambia), mi viene – citazione  – il vomito.

E chissenefrega se il Cesena al Benelli ha pareggiato, in extremis. E chissenefrega se il Cesena (anche) al Benelli ha dimostrato di avere un cuore e un’anima. Io ora voglio pensare ‘solo’ a quello che è successo prima del minuto ottantasette. Prima che San (Di) Gennaro ingranasse prepotentemente le marce alte. Prima che l’ex laziale riuscisse a rifilare in extremis due gol a un Ravenna stanco. Incerottato. Scarso. 

E voi, cari buonisti ad oltranza, non dite (anche questa volta) che bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno.

Ve lo chiedo per piacere.

A Ravenna bisognava vincere. Con almeno due gol di scarto. Stop.