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INTERVISTA Igor Campedelli: “Dove eravamo rimasti?”

“Giusto non confermare Bisoli dopo Piacenza. Nel 2012 non ho riconsegnato a Lugaresi un Cesena quasi fallito. Mutu e i giornalisti romagnoli mi hanno deluso. E sui fondi neri…”
23.05.2020 09:40 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
INTERVISTA ESCLUSIVA Igor Campedelli: “Dove eravamo rimasti?”
© foto di Il Resto del Carlino

C’è la festA di Piacenza 2010 – sono già passati dieci anni! – da celebrare, ovviamente. Ma non solo. Perché Igor Campedelli da Gatteo, di cose sul Cesena, ne ha davvero tante da dire. Tantissime. Tutte interessanti.

Campedelli, il 30 maggio 2010 il suo Cesena tornava in Paradiso dopo quasi 20 anni passati tra Inferno e Purgatorio.
“Il tempo è volato. Mi sembra ieri…”.

Cosa ricorda di quel pomeriggio ad alta tensione vissuto nel forno del Garilli?
“I nostri strepitosi tifosi. La paura di non farcela. Il gol di Parolo. E poi, soprattutto, il mio urlo liberatorio al triplice fischio finale di Padova-Brescia. Brividi. Brividi veri. Brividi immortalati dal nostro fotografo, il mitico Vittorio Calbucci”.

Perché, dopo quel doppio salto dalla C alla A, non confermò Bisoli?
“Perché Pierpaolo si era già messo d’accordo con il Cagliari”.

L’Uomo di Porretta ha sempre smentito questa tesi.
“Oggi, con il mio amico Bisoli, sono in ottimi rapporti. Non smetterò mai di ringraziarlo per tutto quello che ha fatto per il Cesena. Però, dopo 10 anni, non ho cambiato certo idea: Pierpaolo quel giorno a Piacenza in tasca aveva già qualcosa di più di una semplice promessa fatta da Cellino (risatina, ndr).

Si concentri bene. Tre colpi da ricordare della sua gestione?
“La conferma di Giaccherini. L’acquisto di Parolo. Il prestito di Jimenez”.

L’errore tecnico più grande commesso in riva al Savio?
“Dopo quella salvezza in A non avrei dovuto ‘sfaldare’ quel gruppo, abbandonare subito quell’idea di calcio operaio che ci aveva portato lontano. A Cesena i tempi non erano ancora maturi per mettere in atto quel cambiamento epocale”.

Suvvia, il Professor Giampaolo non era certo l’allenatore giusto per il Cesena.
“Qui ti sbagli. Giampaolo, invece, era l’allenatore adatto per il Cesena. Ma non per la stagione 2011-12. Avrei dovuto aspettare almeno un altro anno prima di portarlo in bianconero”.​​​​​​​

Mutu, in quella maledetta annata che in soldoni segnò l’inizio della fine dell’era Campedelli a Cesena, in Romagna si è comportato da professionista a 360 gradi?
“Direi proprio di no. Ed è questo un altro mio grosso rimpianto. Perché se Mutu avesse fatto il Mutu, magari il finale di tutta questa storia sarebbe stato ben diverso…”.

Un altro giocatore che ha fatto incazzare di brutto Igor da Gatteo?
“Cavalieri, dopo quattro partite in cui era finito sempre in panca, un mattina mi chiama dall’aeroporto di Bologna dicendomi: ‘Sto partendo per il Brasile. Addio Presidente’. Io, Minotti e Marin abbiamo dovuto sudare le fatidiche sette camicie per non fargli prendere l’aereo e per farlo restare da noi sino a gennaio”.

Il suo mister bianconero preferito di sempre?
“Come faccio a non dire Bisoli?!”

Il giocatore che ha amato più di tutti?
“Qui invece non posso risponderti, davvero. Ne ho avuti troppi di giocatori da coccolare. Da amare”.

Il giocatore che ha inseguito a lungo e solo sfiorato?
“Nell’estate del 2010 avevo già in mano Nainggolan. Era tutto fatto, poi all’improvviso Bisoli da Cagliari bloccò tutto. Pierpaolo aveva il dente avvelenato con il sottoscritto. E ci disse: io Nainggolan ve lo lascio pure, ma in cambio mi prendo Parolo. Ed allora lasciai perdere…”.

Parliamo del ‘famoso’ assalto al Cesena Store. Che lei ingigantì a dismisura. Colpevolmente. Scioccamente.
“Sì, lo ammetto: quella volta ho esagerato. Mi sono lasciato prendere dalla foga. Ero anche deluso dalla vittoria buttata via qualche ora prima a Parma…”.

Colpa di quel patacca di Dellafiore, dunque?
“Sì, tutta colpa sua. A parte gli scherzi: con quello sfogo cercai semplicemente di togliere un po’ di pressione attorno alla squadra. Che stava scivolando lentamente verso la serie B. E alla fine ci sono riuscito…”.

Una manciata di giorni dopo arrivò infatti quella gara da dentro o fuori col Chievo.
“Sì, con il sottoscritto in curva Mare. In mezzo ai tifosi. 1-0 con gol di Jimenez al 90’ su rigore. Da lì partì la grande rimonta di Ficcadenti”.

Un paio di partite del Cesena di quel finale di stagione avevano l’aria di essere state ‘addomesticate’…
“Mai comprato o venduto una partita! Mai! Nel modo più assoluto! Ed infatti, la procura sportiva, non hai mai nemmeno sospettato del mio Cesena…”.

Piacenza a parte, la gara da ricordare del suo regno bianconero?
“Forse quel Cesena-Milan 2-0”.

Lei quella sera fu accusato di aver affittato per una manciata di euro la poltrona del suo grande amico Edmeo.
“Ecco la solita cazzata creata ad arte da qualcuno per sputtanare il sottoscritto agli occhi dei tifosi”.

Perché dice ciò?
“Perché le poltroncine Vip non si potevano affittare o vendere. Quella poltroncina destinata ad Edmeo (all’epoca ricoverato all’ospedale, ndr) fu solo occupata ‘bonariamente’ da qualche ospite della società. Tutto qui”.

È vero che nell’autunno del 2011 il Cesena stava per passare di mano?
“Verissimo. C’era un pool di aziende importanti del territorio (con dentro pure la ‘capogruppo’ Technogym ed Orogel, ndr) che voleva il Cesena. Eravamo vicini alla ‘chiusura’ economica, che avrebbe salutato anche la ‘chiusura’ del mio sogno. Ma la nostra crisi tecnica in campionato fece saltare tutto…”.

Poco più di un anno dopo, il passaggio di consegne, ci fu. Ma nelle mani di Giorgio Lugaresi.
“Proprio così”.

Ha ragione chi dice che lei riconsegnò al figlio di Edmeo un Cesena quasi fallito?
“Ma quale ragione?!? Quella società era ‘solo’ in sofferenza di liquidità. Il parco giocatori di quella rosa aveva un valore ben più alto del debito”.

Lei però lasciò da pagare a Lugaresi anche il ‘famoso’ debito Nagatomo con l’FC Tokio. Una bella botta…
“Quando uno rileva una società si accolla ogni debito. Stop. Quel debito c’era, lo sanno tutti. Ma nello stato patrimoniale c’erano anche tanti crediti”.

Conferma che dopo la sua uscita dalla compagine sociale bianconera lei si era pure offerto di restare nel Cesena nelle vesti di consulenze?
“Non solo confermo. Ma dico anche che era stato siglato un accordo di collaborazione con Lugaresi & Company. Accordo che poi non è stato rispettato dal club stesso”.

Secondo lei, in quei mesi a cavallo tra il 2012 e il 2013, i giornalisti locali si sono fidati troppo delle esternazioni di Lugaresi junior?
“Certo che sì. E sono rimasto molto deluso da questa cosa. Troppi addetti ai lavori, compreso un ‘certo’ Flavio Bertozzi, piuttosto che pubblicare a ripetizione delle esternazioni tendenziose di Lugaresi, avrebbero potuto prendere su il telefono e chiamarmi”.

Lei è sempre così impegnato…
“Io, prima o poi, rispondo sempre a tutti. E comunque… basta parlare di queste cose. È acqua passata. Sono sicuro che il tempo mi darà ragione. Anzi, mi sta già dando ragione…”.

In giro c’è della gente che continua a dire di essere creditore di Igor Campedelli…
“Sono solo dei millantatori!”.

In giro c’è anche tanta gente che continua però a dire che Igor Campedelli è stato l’unico presidente bianconero degli ultimi 40 anni ad aver fatto sognare i tifosi.
 “Qualche errore l’ho fatto. Ma quelle due strepitose promozioni e quella clamorosa salvezza in A non si cancellano”.

Per uno strano scherzo del destino, però, il popolo bianconero ha sognato soprattutto in quell’effimera estate 2011. La Gazzetta e il Corriere dello Sport, quell’estate, parlavano sempre del Cesena…
“Mutu, Eder, Candreva. Guana. Comotto. E mi fermo qui. Quello fu davvero un mercato strepitoso. Però torniamo al discorso che facevo prima: quella volta ci ho provato pure io a sognare, è andata male. Pazienza”.

Anche il suo fratello Nicola, nell’estate del 2012, ha provato a sognare.
“Nicola si è trovato al posto giusto nel momento sbagliato. Il discorso fatto prima con Giampaolo va bene anche per Nicola. E comunque, anche se l’avventura in bianconero di Nick è durato solo 3 gare, diamo a Cesare quel che è di Cesare. È stato mio fratello a lanciare Defrel, Lapadula e Tabanelli…”.

Chi è l’Igor Campedelli dell’era post-Coronavirus?
“Un 46enne stakanovista che vive a Porto. Un romagnolo ancora innamorato della sua Terra (dove almeno due volte al mese torna ancora, ndr). Della sua famiglia. Del suo Cesena. E del suo lavoro”.

Ecco, il suo lavoro. Lei, ora, fa il procuratore sportivo. Scova giovani talenti in giro per il mondo. La rivedremo un giorno nelle vesti di presidente di un club?
“Assolutamente no. Per quello ho già dato…”.

Ma secondo lei fa bene il Palazzo a voler rimettere in moto il carrozzone del calcio prof dopo questa pandemia?
“No. Io avrei stoppato tutto”.

Vi ho preso a zero, vi lascio a zero: è stata questa la frase più sciocca detta da Igor da Gatteo a Cesena…
“Quella fu solo una provocazione…”.

Un’ultima domanda: è vero che con i fondi neri del Cesena si è fatto il parrucchino?
“Primo: non ho fatto nessun fondo nero. Secondo: non mi sono fatto il parrucchino, casomai un trapiantino. E comunque…”.

Dica.
“… e comunque, ve lo dico tranquillamente, a me i capelli sono caduti per colpa del Cesena”.

Sono convinto che, dopo questa lunga intervista, lei stanotte farà un sogno ‘griffato’ Cavalluccio.
“Sicuro”.