A TE DEG ME - Ligi capro espiatorio

10.03.2017 07:00 di  Redazione Tuttocesena   vedi letture
A TE DEG ME - Ligi capro espiatorio
TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

Gianluca: "C'è stato un momento durante la partita in cui ho visto Ligi annientato. Era il secondo tempo e il Vicenza di Bisoli si era arroccato in difesa per proteggere il proprio punticino. Spazi chiusi. Niente giocate. E Ligi che non sa che fare. Sbaglia e continua a sbagliare l'impostazone di gioco dalla difesa. Tanto che le sue azioni degenerano. Va in confusione.
E' in quel momento che i tifosi, i suoi tifosi, gli si avventano contro. Dalla gradinata partono fischi e insulti a lui diretti. E' una esplosione caricata con settimane di condanne sui giornali sulla sua inettitudine e le sue colpe. Il tifoso cesenate si sente pronto a scaricare su di lui la rabbia e la frustrazione di un campionato mandato a puttane. E lo fa. Non gli risparmia nulla. Come sempre accade in questi momenti di follia della folla, esagera. Esagera perchè Ligi è un giocatore della propria squadra del cuore e perchè tutti si è lì per sostenerlo questo benedetto Cesena e perchè si crede che il proprio incitamento aiuti davvero la squadra in campo. Esagera perchè Ligi è quello che è, e non quello che vorremmo. Ligi ce la sta mettendo tutta, ma nessuno lo apprezza. Tutti i tifosi si aspettano solo una vittoria perchè è questo che si dice da settimane: "Ora, solo vincere!" Ed in questi momenti di stallo siderale dove tutte le energie si concentrano mentre tutto è fermo, qualcosa succede. Ligi in un momento di teatro puro, mentre la tensione è altissima, gira il proprio sguardo, per qualche attimo verso la gradina alla ricerca di un unico volto di tutti i contestatori. Mentre lo fa, il suo viso e i suoi atteggiamenti sono di resa. Il suo sguardo dice bandiera bianca. Dice che ce la sta mettendo tutta per fare bene. Che è al suo limite personale. Ma oramai la folla gli è attaccata alla gola alla ricerca del sangue e lanciata com'è, ha preso quel suo attimo di ricerca della pace come un atto di debolezza ulteriore sulla quale avventarsi e dar fine alla lotta, chiaramente impari, ed ottenere la giustizia dell'immaginario collettivo. Ebbene, vi dico anche che in quel frangente, in mezzo alle urla e alle offese personali, io mi sono pure commosso e impietosito.
Gli avevo creduto. Era al suo meglio e noi avremmo dovuto sostenerlo piuttosto che buttargli solo merda addosso.
E' in quello stesso momento che mi sono chiesto perchè vado allo stadio. Ligi veniva linciato dai suoi stessi sostenitori mentre chiedeva clemenza ed io ero lì a farmi balenare in testa il Colosseo con i suoi gladiatori e fiere, certe opere che si vedono a teatro e certi dibattimenti televisivi, rimanendo confuso anch'io.
Poi a casa ho rivisto il gol fatto dal Vicenza e ho capito chiaramente che la colpa non era sua ma di Renzetti e che il 4 in pagella per Ligi era il frutto di un malinteso collettivo da rabbia del tifoso deluso in cui anche Gian Piero Travini era caduto.
Ho capito per quale motivo vado allo stadio. Ci vado per vedere l'atteggiamento dei giocatori in campo. Per vedere la loro interpretazione del gioco. Per gioire di qualche lampo di genio come quello di Ciano che ha inseguito più di tutti una ribattuta difficile quanto incerta. Per capire come i giocatori gestiscono le emozioni e come un gioco tanto severo e incerto sia condotto e domato dagli attori in campo. Vado ad assistere alla nascita e alla morte concentrati in 90 minuti, mai del tutto giusti, mai del tutto perfetti, ma sempre vitali".