Stanno uccidendo il calcio. Caro CesenaVirus, tin bota…

Il mondo della pedata nostrana sta attraversando una crisi (forse) irreversibile. La Pandemia ha solo peggiorato le cose. E il futuro fa davvero tanta paura…
09.02.2021 10:00 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Stanno uccidendo il calcio. Caro CesenaVirus, tin bota…

Le partite più o meno truccate. Gli scudetti vinti a tavolino. I calendari spezzatino. Le plusvalenze tarocche. Le classifiche stravolte dalle penalizzazioni in salsa finanziaria. Le società in mano ai cinesi, agli americani, agli amanti del buon pesce di Cesenatico. I fallimenti strappa-lacrime e strappa-bestemmie. Gli stadi sempre più vuoti. La fuga dei campioni. I calciatori su con l’età che, tra un tempo e l’altro, devono farsi cambiare il catetere. Gli allenatori pluri-esonerati che, chissà perché, riescono comunque a trovare sempre una panchina. I bonus a chi fa giocare i baby. Gli arbitraggi da film horror. Le interviste decise dagli strateghi della comunicazione. Le opinioniste che vengono invitate in tv solo per rispettare le quote rosa. Le vecchie bandiere trattate peggio delle peggiori suocere. I silenzi stampa (da regime bulgaro) dei presidenti  contro chi non è allineato al Potere.
NEGAZIONISTI – Non se la passava bene neanche prima dell’avvento del Covid-19, il già boccheggiante calcio italiano. Ma adesso, al di là di quello che dicono i soliti negazionisti, stiamo proprio raschiando il barile. Stiamo esagerando. Perché quello che sta avvenendo nel Bel Paese – o meglio, in questa Terra che una volta tutti chiamavano Bel Paese – fa sempre più rima con schifezza. Con tristezza. Con vergogna. Con angoscia. E gli stadi vietati ai tifosi per colpa del Virus, almeno questa volta, non c’entrano niente.
CATASTROFE – In Paradiso – leggasi serie A – ci sono la Juventus e un’altra manciata di esose superbig che stanno caldeggiando l’istituzione della Superlega. Una Superlega che, in caso di start, affosserebbe definitivamente la credibilità dell’ex campionato più bello del Mondo. Un campionato già minato (anche) dai catastrofici effetti portati dalla Pandemia: la chiusura dei botteghini, la fuga degli sponsor, i buchi di bilancio stratosferici, il progressivo disinnamoramento delle masse.
EMOZIONI – Nel frattempo all’inferno – leggasi serie C – ci sono invece il Cesena e un’altra robusta manciata di nobili decadute che prendono parte a campionati falsati dal Coronavirus. Campionati decisi (anche) dalle Asl, dai tamponi. Campionati infarciti di telecronisti che stanno al giornalismo sportivo allo stesso modo in cui Rocco Hunt sta alla bella musica. Campionati che sanno trasmettere le stesse emozioni che sanno regalare i monologhi di Gigi Marzullo alle tre di notte su Rai 1. 
BASTONATI – Altroché zone gialle, arancioni e rosse! Il calcio moderno già da tempo è entrato prepotentemente in zona marrone. Così come il ‘povero’ Cesena. Questo Cesena bastonato pesantemente dal Coronavirus. Ma non soltanto dal Coronavirus. Perché fare calcio (anche) a Cesena, se non sei un rabaziere o un avventuriero, è sempre più difficile. Difficilissimo. Perché i costi e le incognite, in questa era post-Covid, sono sempre di più. E i ricavi e le certezze sempre di meno. Giorno dopo giorno. Ora dopo ora.
TERRORE – Sigh, tempi duri per i figli e i nipotini di Dino ed Edmeo. Per chi è cresciuto a piadina e pallone. Anche se, per fortuna, in riva al Savio all’orizzonte non c’è un (nuovo) fallimento. Che è già qualcosa. Sì, nonostante tutto, io voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Anzi, quasi pieno. E non soltanto perché, in altre piazze, anche più blasonate, il futuro sta già facendo rima con terrore. Terrore e merda. Merda, sì. A proposito di zone marroni. Visto? Tutto torna.