Rimini mi sembra l’Africa

“Un successo ai danni dei biancorossi in casa loro mancava dal 1968”, tutti si affrettano a ricordarcelo. Sì, ma non è che nel frattempo le due piazze abbiano condiviso poi tanto altro…
13.09.2022 12:30 di  Bruno Rosati   vedi letture
Rimini mi sembra l’Africa

“E proprio io che ho masticato cento lingue esotiche,
spiccico sì e no sciocchezze innamorate sull’Adriatico.
Colpa tua…”


Un’altra estate si ostina a non accettare il proprio destino. Il caldo è ancora asfissiante, sulle spiagge imperversano animatori che fanno ballare turisti sulle note fuori tempo massimo di un ennesimo dimenticabile tormentone spagnoleggiante. Ma anche questa estate volge al termine. E con sé si porterà via tante illusioni, tanti sogni che ha generato in noi, nelle nostre anime e nelle nostre menti. Alla stregua di come relegherà all’oblio tutti quei ‘a mí me gusta bailar el ritmo de la noche’… Ci attende un brusco risveglio.

Il Cesena il suo brusco risveglio lo ha già avuto, contro la Carrarese, dopo un luglio ed un agosto passati a farci credere che ogni partita coincidesse con una facile vittoria. I bianconeri hanno saputo rimettersi subito in carreggiata e ottenere una vittoria da minimo sindacale sul Rimini. Perché, diciamolo chiaramente, qualsiasi altro risultato uscito dal Romeo Neri che non fosse un due sulla schedina sarebbe stato alquanto misero e deludente. Ma il Cesena ha vinto ed in fondo è questo quel che conta, non importa il come, perché noi siamo gente di bocca buona.

Ora, in attesa di Cesena-Torres che fortunatamente arriverà presto, ha il sapore agrodolce gioire per una semplice vittoria sul Rimini, giunta nel dodicesimo anniversario del trionfo del Cavalluccio sul Milan di Ibra e Ronaldinho. Occorre però farsene una ragione e prendere atto che, allo stato attuale delle cose, la realtà del Cesena è il Rimini, la Serie C. Non più Nagatomo che argina Pato, non più Von Bergen e Pellegrino a comporre la coppia difensiva. E pure il ghanese Stephen Appiah che opprime le geometrie di Pirlo, nella sua unica partita degna di nota giocata in riva al Savio, ormai altro non è che il sogno di un ricordo lontano.

E qui vengono in nostro aiuto le parole di Lu Colombo. Una grandissima cantautrice ricordata ingiustamente solo per averci insegnato a pronunciare male ‘Maracaibo’ (già, perché si dovrebbe dire ‘Maracàibo’). Con la sua esorbitante potenza vocale, nella splendida Rimini Ouagadougou, ci rammenta infatti che “forse l’Africa era un sogno, l’equatore passa di qui”.

Perciò adeguiamoci su questo equatore: raccontiamoci pure che questa è la prima vittoria che il Cesena coglie nell’impianto sportivo che funge da dimora per i biancorossi dal lontano 1968, anche se nel frattempo le due compagini hanno condiviso solo 8 campionati nelle ultime 54 stagioni antecedenti a quella corrente. È nostro dovere farlo. Altrimenti l’inevitabile epilogo sarà quello di dover tornare a Rimini ancora, ancora e ancora.


“Rimini
Come è straniera quest’aria di mare
Rimini
Sembra africana l’Italia orientale
Rimini
Mi sembra l’Africa
Rimini
Come Ouagadougou
Forse l’Africa era un sogno, l’equatore passa di qui”