Il Gioco della Presidenza

La spallata del finanziatore Mancini alla presidenza Lugaresi e il possibile ribaltone: tutto come nel 2012.
In un gioco non ci sono parti: ci sono solo giocatori.
16.11.2016 13:45 di  Gian Piero Travini   vedi letture
Il Presidente traballa?
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Il Presidente traballa?
© foto di Marco Rossi/TuttoCesena.it

LUCA MANCINI Luca Mancini, presidente del San Marino e ex dg del Cesena, è uno dei finanziatori del Cesena Calcio attraverso la sua partecipazione in Cesena Captive srl, società che si occupa di cessione e acquisto di crediti d’impresa. Cesena Captive è di proprietà al 20% di AC Cesena spa e all’80% di Vision srl, a sua volta per il 20% di Luca Mancini e per l’80% di Corso Como srl, a sua volta al 50% di Luca Mancini e al 50% di Piero Visani.
Mancini ha scelto di attaccare l’area tecnica del Cesena in virtù del suo ruolo di investitore, dunque, forte dello scongelamento dei suoi beni da parte della Cassazione del 9 novembre scorso e di una posizione relativamente sicura nelle querelle legali legate alla passata dirigenza. Inoltre, al 30 giugno 2015 matura ancora 651mila euro di firme alla Banca Popolare di Bergamo: tali posizioni sono in via di uscita rispetto ad un incontro dello scorso settembre con la dirigenza bianconera. Parte del cda e della società bianconera, con Rino Foschi e Mauro Urbini in testa, non vorrebbero aver nulla a che fare con l’ex dg, a prescindere dalla sua capacità di attrarre crediti.
L’intervento di ieri di Mancini è stata la prima spallata alla presidenza Lugaresi, esattamente come Giorgio Lugaresi fece, in maniera molto posata, con Igor Campedelli a settembre 2012 con un’intervista rilasciata a San Marino RTV. Gli elementi per la tempesta perfetta ci sono tutti, oggi come allora: pesantissima crisi finanziaria del Cesena e scadenze imminenti, problemi all’interno del cda, mancanza di possibili iniezioni di cash nel breve periodo, perplessità della classe imprenditoriale locale verso la dirigenza in carica.

GIORGIO LUGARESI Risponde molto equilibrato a Mancini, quasi difendendosi sul caso Diawara. È evidente come da tempo la sua parola all’interno del cda non valga più come quella dell’aggregatore degli inizi e che per lui, nonostante la riconferma, si avvicini il momento di passar la mano. Lugaresi non è mai stato così solo come in questo momento: a lui e ai suoi soci parte dell’imprenditoria locale e anche stakeholder vicini all’Amministrazione comunale imputerebbero una gestione poco accorta dell’unica stagione in serie A, che avrebbe dovuto portare in dotazione qualcosa come 10 mln di euro alle casse bianconere. La gestione Lugaresi, ad oggi, ha lavorato su 13,4 mln di euro di debito verso fornitori e sulla riduzione dell’esposizione verso gli istituti di credito di circa 4 mln, riducendo i debiti del 25% nelle ultime tre stagioni, dai 105 mln al 30 giugno 2012 ai 79 mln al 30 giugno 2015. Sul Resto Del Carlino il 12 gennaio scorso Lugaresi ha dichiarato che il 40% del debito era stato risanato: dunque, stando alle sue stime, al 30 giugno 2016 l’indebitamento dovrebbe essere attorno ai 63-65 mln, per un indebitamento complessivo di 15-16 mln di euro rispetto ai 26 mln presentati a Lugaresi durante la riunione con nuovi potenziali investitori, Orienta Partners e Amministrazione comunale in Comune l’11 febbraio 2013. A proposito di questo incontro, l’8 novembre scorso Lugaresi ha ‘rivelato’ a distanza di più di tre anni al Corriere Romagna che i debiti che gli furono presentati sarebbero stati in realtà la metà di ciò che poi avrebbe dovuto fronteggiare: un’iperbole degna di un cacciatore, che esagera ma che comunque afferma ciò che è stata la devastante esperienza amministrativa della gestione Campedelli, di cui comunque egli stesso non ha mai avuto cura di sincerarsi. E quest’ultima considerazione è solo la migliore delle ipotesi.

AC CESENA SPA Durante la presidenza Lugaresi i debiti tributari sono passati da 15,5 mln a 27,9 mln in tre stagioni, +12,4 mln. Vale la pena ricordare che il piano di salvataggio originario stilato da Orienta Partners prevedeva proprio l’abbattimento dei debiti tributari per poi rientrare gradualmente sugli investimenti iniziali dei soci. La scelta di rifondare i creditori vari e - in particolare - i soci è stata alla base della cordata Lugaresi: il primo apporto di capitale fu di circa 7,5 mln di euro tra il 2012 e il 2013, ridotti sul secondo anno di gestione di 1,8 mln e sul terzo di 5 mln, per arrivare a un totale al 30 giugno 2015 di 964mila euro. La figuraccia delle obbligazioni JP Morgan dell’11 giugno 2015 e la ‘fuga’ di Marconi hanno comunque costretto i soci ad un nuovo sforzo tramite finanziamento per arrivare ad un capitale sociale di 11,25 mln di euro, più su base finanziaria che con un reale apporto monetario. In questo momento il cda bianconero è spaccato tra chi ancora a giugno ha dovuto iniettare in società circa 360mila euro e chi ha esaurito le risorse: l’accordo trovato con Banca Popolare dell’Emilia-Romagna per 800mila euro è un palliativo per una situazione che, tra dicembre e gennaio, potrebbe dover chiedere uno sforzo tra i 2 e i 4 mln di euro. Cash che attualmente non c’è.
Inoltre la situazione finanziaria è gravata dall’esplosione del fondo ammortamento causata da una politica sulle plusvalenze molto ‘spinta’, che sul medio-lungo periodo rischia di rivelarsi disastrosa.
Questa dirigenza è sempre stata a termine: rientrare di tutte le firme, rimettere in pista la società e poi vendere al miglior offerente. In un intervento a TeleRomagna del giugno 2015 l’allora consigliere d’amministrazione e oggi dirigente dell’area legale-finanziaria Christian Dionigi parlò di 3-5 anni per uscire dalla società. Dopo quell’intervento e a seguito di conflitti all’interno del cda con Rino Foschi dovuti anche alla sua vicinanza con le posizioni di Mancini, Dionigi uscì dal cda.
La speranza di un’accelerazione di questa tempistica - attualmente non sostenibile - è legata alla rinegoziazione del debito con Equitalia cui ha accennato l’11 novembre scorso il Corriere Romagna, in un articolo che in pochi hanno tenuto in considerazione ma che spiega perfettamente la convergenza di venti che sta portando alla “tempesta perfetta” per un’eventuale cambio di dirigenza. Peraltro Il Resto Del Carlino aveva parlato di una situazione simile nel 2015, alludendo ad una possibile mossa di Marino Vernocchi il 22 luglio 2015, solo per poi parlare per l’ennesima volta di disgelo tra l’ex vice presidente e Giorgio Lugaresi.
Ecco. L’impressione è che questa volta si tratti di qualcosa di più di una storia d’amore disfunzionale.

EQUITALIA Che fra un po’ non ci sarà più, ma che ancora fa paura. L’Erario ha ceduto parte del credito che matura nei confronti dell’AC Cesena spa a Equitalia su base decennale, per un complessivo circa di 17,9 mln di euro. In un’eventuale terza rinegoziazione del debito dopo quella nel 2013 e nel 2015 potrebbero aprirsi due scenari: nel primo si passerebbe ad una rateazione ventennale del debito, nel secondo verrebbe aggredita una parte cospicua del debito con seguente stralciamento dal 25% al 43% delle posizioni debitorie. Questa situazione - come già anticipato dal Corriere Romagna - verrà verificata da un incontro ai primi di dicembre tra il viceminsitro per l’Economia Enrico Zanetti, in visita in Emilia-Romagna, e il dirigente bianconero Christian Dionigi, ma già oggi è verosimile pensare che con l’attuale compagine societaria questa ipotesi non sia impreticabile. Per questo alcuni grossi imprenditori locali monitorano da vicino la situazione dei debiti tributari: il tessuto sociale cittadino potrebbe ancora una volta venire in aiuto del Cesena calcio, ma non necessariamente della sua dirigenza.
Ma si sta parlando di una partita di biliardo su una nave in mezzo ai marosi: il 4 dicembre potrebbe cambiare tutto quanto nell’impianto di Governo del Paese e potrebbero essere messe in discussione tutte le procedure avviate dall’amministrazione Renzi.
Quello che è certo è che la “tempesta perfetta” passerà necessariamente dal debito con Equitalia e si intensificherà nella seconda quindicina di dicembre.