Bortolussi a TuttoCesena.it: “Non è detto che l’Inter vinca lo scudetto. E su Messi e Ronaldo vi dico che…”

Il centravanti bianconero si racconta in esclusiva a Giacomo Giunchi. Dagli esordi a Gubbio alle annate a Lucca, passando per il profondo legame con Sorrentino e Favale.
14.03.2021 07:00 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Bortolussi a TuttoCesena.it: “Non è detto che l’Inter vinca lo scudetto. E su Messi e Ronaldo vi dico che…”
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© foto di Francesco Di Leonforte/TuttoCesena.it

All’indomani della tragica scomparsa di Raoul Casadei, che il nostro collega Flavio Bertozzi ha voluto ricordare in un articolo a lui dedicato, tornano dopo oltre un mese di assenza - a causa dei molteplici impegni infrasettimanali del Cesena - le interviste all’interno dello spogliatoio bianconero.
Precedentemente ci siamo soffermati sul reparto difensivo, con le interviste a Favale, Ciofi e Longo. Oggi ci spostiamo di prepotenza sull’attacco, e che attacco. L’intervista infatti sarà rivolta proprio al re del reparto offensivo del Cavalluccio, al bomber Mattia Bortolussi di Ancona, che con 13 gol in 26 partite, in questa stagione ci sta mostrando dei numeri realizzativi da capogiro.
 

Bortolussi, con lei volevo tornare indietro al 12 maggio 2013: era l’ultima giornata di campionato e si giocava Gubbio-Catanzaro, quando all’81', sull’1-1, mister Sottil la chiama per scendere in campo. Quali sono i suoi ricordi di quel momento?
“Fu una grande emozione e una grande gioia, anche perché io ero un allievo nazionale, mi hanno portato in prima squadra quando ero piccolissimo, avevo appena compiuto 17 anni. Mi hanno dato la gioia di poter esordire fra i grandi, ricordo quel momento con molto affetto”.

Dopo questa sua prima iniziale avventura a Gubbio, è andato in prestito al Catania. Lei è di Ancona, cosa ha significato per lei, a soli 18 anni, fare quest’esperienza così lontano da casa?
“Mi è stata data la possibilità di andare a vivere un’esperienza nella primavera rossazzurra. È stato formativo sia sul campo di gioco che a livello personale, perché mi sono trovato lontano da casa e a disputare un campionato che non avevo mai affrontato”.

Proseguendo, dal Catania è tornato al Gubbio: possiamo definire questa stagione (2015/16, ndr) come una delle più difficili della sua carriera? Dato che una volta tornato in Umbria non è riuscito a giocare con regolarità.
“Sì, l’anno prima loro erano retrocessi in Serie D e volevano subito vincere il campionato. Ho fatto 11 presenze nei primi sei mesi, poi ho avuto qualche problema a livello societario. Ho ripreso direttamente l’anno dopo a San Sepolcro, sempre in Serie D, avevo deciso di rimettermi in gioco. Mi hanno dato questa opportunità e sicuramente è stata una grande stagione, perché poi sono riuscito ad approdare alla Lucchese in Lega Pro”.

A proposito di San Sepolcro, è stata anche la sua prima stagione in doppia cifra. Quindi magari bastava farla giocare titolare?
“Questo non lo so e non lo sapremo mai (ride, ndr), ma sicuramente a San Sepolcro mi è stato dato quello che a Gubbio non mi hanno potuto o voluto dare. Lì ho trovato un ambiente familiare, con persone che tutt’oggi sento. È stata sicuramente una bella stagione in cui sono cresciuto molto, perché è stata la mia prima vera stagione tra i grandi, in un campionato per nulla facile. E ci siamo pure salvati a febbraio contro ogni previsione”.

Questione gol dell’ex: pensa che sia giusto esultare? Lei quest’anno a Gubbio non si è trattenuto.
“Io penso di sì, per il rispetto di tutti, perché se non avessi esultato per come la vedo io sarebbe stata una mancanza di rispetto per la mia squadra e per la mia tifoseria, ma non è sicuramente una mancanza di rispetto nei confronti dell’avversario. Sono un giocatore del Cesena e non vedo l’ora di esultare per la mia squadra contro chiunque. Secondo me quando non esultano è inaccettabile. Però ognuno ha il suo punto di vista, il bello è quello”.

Nel suo secondo anno a Lucca è stato spostato sulla fascia sinistra, dopo un primo anno da punta non proprio al top. Come si è adattato e come cambiavano le sue mansioni in quel ruolo?
“Mi sono adattato praticamente subito, perché in fin dei conti giocavamo con un attacco a tre un po’ atipico; eravamo io e Sorrentino trequartisti nel 4-3-2-1 con De Feo centravanti, però facevamo anche gli esterni, quindi eravamo un po’ portati a muoverci liberamente. Ho fatto un anno da esterno sinistro/trequartista, quindi sicuramente cambiava un po’ a livello difensivo però mi son trovato bene e siamo riusciti a salvarci ai playout, al termine di una stagione molto travagliata”.

Dall’etichettatura di ‘attaccante poco prolifico’ il primo anno alla Lucchese, è passato ad essere il capocannoniere di questo campionato nel giro di appena tre stagioni. A cosa è dovuto secondo lei questo drastico cambiamento e in cosa si è evoluto maggiormente il Bortolussi di oggi rispetto ad allora?
“Il primo anno a Lucca è stato un anno di transizione, in fin dei conti ero al primo anno tra i professionisti. C’è stato un percorso di maturazione sotto tutti i punti di vista, sia a livello fisico, che caratteriale e mentale. Non è stato semplice, ma tutto è servito per arrivare fino a qua”.

Pensa che anche Viali sia stato decisivo per questa sua evoluzione?
“Sì, soprattutto perché con il mister cerco sempre di apprendere ogni giorno quello che mi chiede di fare, sento di essere cresciuto molto. Tanto lo devo al mister, perché mi ha sempre messo nella condizione di potermi esprimere al meglio, quindi la maggior parte del merito può essere suo”.

Cosa ha provato la scorsa estate, quando il Cesena e Zebi, che aveva già conosciuto a Gubbio e Novara, hanno bussato alla sua porta?
“Il direttore lo conosco da quando ero un ragazzino. Dopodiché è nata la possibilità di andare a Novara con lui e ho voluto seguirlo. Anche dopo il suo allontanamento nel mese di gennaio ci siamo sempre sentiti frequentemente. Poco prima del mercato, quando ho saputo che c’era la possibilità di poter venire a Cesena, per me è stata una grande gioia; il Cesena mi ha aspettato e io ho aspettato il Cavalluccio per poter lavorare insieme. C’è stata una grande volontà da entrambe le parti, desideravo a tutti i costi giocare in una piazza e in una società come il Cesena, con una tifoseria e una storia incredibile”.

Purtroppo è capitato proprio nell’anno del Coronavirus, in cui la tifoseria si può vivere solo fino a un certo punto.
“L’unico rammarico è questo, ma ti dico la verità, i tifosi ci stanno vicini e ci fanno sentire la loro vicinanza anche senza essere presenti allo stadio”.

Nella sua carriera calcistica ha vissuto due importanti ‘corse’: quella dell’incredibile salvezza ai playout raggiunta con la Lucchese e quella dei playoff col Novara la scorsa stagione. Che ricordi ha di queste due avventure?
“Quella di Lucca è stata molto travagliata e l’ho vissuta in prima persona, essendo il capitano di quella squadra. Però è stata un’annata formativa, perché nel male penso che siamo cresciuti tutti tanto; siamo stati abbandonati dalla società e ci hanno tolto 25 punti di penalizzazione, senza di quelli avremmo fatto i playoff in una posizione avanzata. Però da quando ci hanno abbandonato ci siamo messi in testa l’idea di dover portare a termine la salvezza e ci siamo riusciti. A Novara invece, col fattore Coronavirus, abbiamo finito prima la stagione, eravamo in una posizione di classifica che ci ha permesso di disputare i playoff. Siamo arrivati fino alla semifinale, è stata sicuramente anche quella una bella cavalcata”.

Secondo lei è da quei suoi due gol nel finale a Matelica che questo Cesena ha appreso appieno la propria forza e la propria voglia di non mollare mai fino all’ultimo?
“Sì, penso che proprio da una di quelle partite sia iniziato il ciclo di risultati utili consecutivi. Quel match ci ha dato un grande input e una grande forza, perché abbiamo ripreso una partita incredibile. Ci ha dato una prova di quello che siamo. Da lì penso sia partito un bel tragitto”.

Prima di battere il penalty all’ultimo secondo proprio contro il Matelica era sereno o sentiva molto la pressione addosso?
“Ero concentrato, anche perché c’è stato del tempo tra il fischio dell’arbitro e la battuta del calcio di rigore. Ero solamente concentrato sul rigore”.

Passando ai suoi compagni di squadra, che rapporto ha con Giulio Favale? So che siete molto amici e che scherzate parecchio, come mi ha detto lui stesso durante l’intervista.
“Con lui ho condiviso un anno a Lucca e quest’anno ci siamo ritrovati qua, abitando anche vicini siamo sempre insieme. Abbiamo un bellissimo rapporto, soprattutto quest’anno; ci sosteniamo a vicenda”.

Passando a un altro compagno, le hanno fatto piacere le parole di Lorenzo Sorrentino durante la propria conferenza di presentazione, dove ha detto di essere venuto qui a Cesena soprattutto per tornare a giocare in coppia con lei?
“Certamente, con lui è una storia un po’ diversa; ci lega una grande amicizia, abbiamo vissuto insieme a Lucca, poi ci siamo sempre visti e sentiti, anche l’anno scorso siamo stati in vacanza insieme. In questo mondo non è facile trovare l’amicizia, però con lui mi sento di averla trovata, le sue parole mi hanno fatto un gran piacere. Sono molto contento anch’io di essere tornato a giocare insieme a lui”.

Dopo la prestazione non proprio brillante contro il Perugia, come vede la squadra? Pensa che questa partita rinviata contro il Ravenna possa avervi dato un attimo di riposo?
“Sì, questo stop imprevisto ci fa un po’ di rifiatare, perché come hai detto tu è un periodo pieno. Questa interruzione può servire a farci recuperare energie fisiche e mentali; soprattutto ci può fare allenare per una settimana con continuità, perché è da un mese che non ci alleniamo in maniera classica per più di due giorni consecutivi”.

Lei è uno degli insostituibili della squadra, infatti ha saltato solamente una gara per positività al Covid. Non sente la necessità di dover rifiatare, soprattutto in questo periodo colmo di partite?
“No, se il mister lo riterrà opportuno, io sono sempre disponibile. Come ti dicevo prima grazie a questo stop abbiamo tutti la possibilità di rifiatare”.

Il vostro obiettivo a inizio stagione era diverso da quello prefissato in corso d’opera, magari durante gli 11 risultati utili consecutivi?
“Io penso che l’obiettivo di inizio anno sia lo stesso di ora; noi vogliamo vincere più partite possibili, lavorare bene. E solo a metà aprile guarderemo la classifica e dove saremo arrivati.
Non dobbiamo assolutamente guardarla ora, perché dobbiamo solo pensare a lavorare bene e raccogliere quello che stiamo seminando in allenamento”
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Venti: è il suo numero di maglia, ma sono anche i gol a cui vorrebbe arrivare a fine campionato?
“Vedremo, vedremo… (ride, ndr). Ora per me l’importante, come dico sempre, è l’obiettivo di squadra e l’obiettivo comune, quindi l’importante è vincere. Se segno io bene, ma l’importante è il risultato finale della squadra”.

Però possiamo dire che è sulla strada giusta…
“Speriamo di sì, si lavora per quello, per far sempre meglio e migliorarsi”.

Nei suoi gol abbina opportunismo, destrezza, un ottimo posizionamento e un tiro preciso. Quali di queste caratteristiche la differenzia di più dagli altri attaccanti?
“Non so cosa mi differenzia dagli altri, però cerco sempre di essere pronto all’azione, di rimanere concentrato e sperare che la palla entri in gol”.

Cambiando discorso, quest’anno è la prima volta in sedici stagioni che ai quarti di finale di Champions League non ci sono né Messi né Ronaldo. Pensa che questa sia la fine di un’era?
“Non saprei, tutte i cicli prima o poi giungono al termine. Ma questo non significa che sia la fine di un’era, anche perché penso che stiano dimostrando abbondantemente che sono giocatori bravini (ride, ndr). Fanno ancora la differenza. Poi è normale che ci sono altre squadre che vogliono lottare per questa coppa; penso sia anche impensabile che ogni anno arrivino in fondo sempre gli stessi club”.

Bortolussi, so che lei simpatizza per l’Inter. Quest’anno come la vede la situazione scudetto?
“Non lo so (ride, ndr), però stanno facendo una grande stagione e stanno dando prova delle grandi qualità che ha la squadra. Non sarà facile, perché dietro viaggiano forte; dovranno mantenere questo ritmo fino alla fine, ma non sarà semplice. Non è così facile come dicono dai…”

So anche che lei studia nella facoltà di scienze dell’alimentazione, a cosa è dovuto questo suo interesse?
“Ho iniziato un mese fa, è un campo che mi piace e che mi appassiona. Ho una passione mia per la cura dell’alimentazione personale. Io poi sono un tipo curioso, e mi piace capire i pro e i contro del mangiare certi alimenti”.

Immagino non debba essere tanto semplice abbinare la carriera sportiva allo studio.
“No, però abbiamo tanto tempo libero. Preferisco impiegarlo in qualcosa di produttivo”.