Pogliano: “Cali di tensione? C’entra la continuità. A gennaio ero vicino all’addio, ora merito il rinnovo”

Il difensore scuola Chievo Verona è determinato nel voler chiudere al meglio la stagione per guadagnarsi la permanenza in bianconero.
25.03.2022 12:20 di  Giacomo Giunchi   vedi letture
Pogliano: “Cali di tensione? C’entra la continuità. A gennaio ero vicino all’addio, ora merito il rinnovo”
© foto di Cesena FC

Lo chiamavano panchinaro, lo chiamavano riserva, lo chiamavano ruota di scorta. Intanto però Cesare Pogliano zitto zitto è riuscito a racimolare 15 presenze totali con il Cavalluccio in questa stagione, di cui ben 10 da titolare. All’indomani della clamorosa seconda mancata qualificazione consecutiva dell’Italia ai Mondiali, è qui a parlare ai microfoni di TuttoCesena.it proprio il difensore classe ’98, che a gennaio era ad un passo dall’addio, ma che adesso farà di tutto per guadagnarsi un sudatissimo rinnovo di contratto.

Calcisticamente lei è cresciuto nel Chievo, club con il quale ha anche collezionato diverse panchine in Serie A. Aveva dentro di lei la speranza di scendere in campo per un clamoroso esordio in A? Quando ci è andato più vicino?
“Ai tempi feci due mesi aggregato alla prima squadra per l’ultima frazione di campionato. Sono andato in panchina cinque volte e devo dire che quella che ricordo con più piacere, anche perché tutta la mia famiglia è blucerchiata, è a Marassi contro la Sampdoria, match nel quale andai molto vicino a scendere in campo. Negli ultimi minuti a Gamberini vennero i crampi e chiese il cambio, però in panchina di difensori c’eravamo solamente io e Frey. Quindi ad un certo punto Maran ci ha mandato tutti e due a scaldarci, fino all’ultimo ho sperato di entrare, ma forse anche giustamente ha preferito far entrare Frey, un giocatore più d’esperienza”.

Successivamente con il Novara lei è anche arrivato alle semifinali dei playoff. Quell’esperienza pensa che le potrà servire anche per la volata che vi attende?
“Quello fu un anno strano; fu la stagione interrotta dalla pandemia. Ci presentammo al torneo da settimi come una mina vagante, riuscendo però ad andare molto avanti. In semifinale ce la siamo giocata con la Reggiana fino alla fine. Sicuramente avere l’esperienza in questo tipo di competizioni fa la differenza; è anche per questo che le grandi squadre fanno incetta di giocatori che queste partite le hanno già giocate. Quando verrò chiamato in causa cercherò di rendermi utile alla causa, cercando di sfruttare al meglio la mia seppur breve esperienza in queste competizioni”.

Riuscirete ad agguantare questo benedetto terzo posto? Il Cesena si giocherà tutto domenica 3 aprile contro l’Entella?
“Sicuramente faremo di tutto per centrare il terzo posto; è tutto l’anno che siamo terzi, sarebbe una beffa farci sfuggire di mano questo obiettivo nel finale. Per il percorso che abbiamo fatto ce lo meritiamo. Contro l’Entella sarà una partita determinante, però essendoci anche il Pescara di mezzo in questa corsa penso che ci giocheremo tutto fino all’ultima partita, perché ormai ogni gara è decisiva e ostica”.

Lei veniva da due stagioni di titolarità al Novara. È stato facile in estate scegliere il Cesena pur sapendo di dover partire da “panchinaro”?
“Purtroppo il Novara è fallito e io mi sono ritrovato svincolato, ma appena mi ha chiamato il Cesena non ci ho pensato due volte. Giocare in una piazza simile è qualcosa di diverso rispetto alle altre squadre di Serie C. Quando giochi al Manuzzi pensi che non c’entra nulla con questa categoria. Comunque la concorrenza o il partire svantaggiato non mi ha mai scoraggiato perché sono uno che punta tanto sul lavoro quotidiano e sugli apprezzamenti che ricevo da chi mi sta intorno. Se non scendo in campo ma in settimana ho fatto il mio lavoro sono sereno. Sono rimasto anche a gennaio, nonostante avessi giocato poco, perché sapevo che prima o poi l’occasione sarebbe arrivata. Speriamo di finire al meglio la stagione”.

A gennaio quanto era vicino alla partenza? Quali sono state le sue valutazioni in merito?
“Ad un certo punto ho dovuto pensare concretamente alla cessione. Fino a gennaio era in vigore l’imposizione societaria sugli under titolari. E, guarda caso, gli under più in forma erano proprio quelli che giocavano nel mio ruolo. Da quel punto di vista dovevo guardarmi attorno per provare ad andare via. Però dall’approdo della nuova proprietà, pur restando dietro nelle rotazioni, mi sono detto che se avessi meritato avrei giocato. Mi sarebbe dispiaciuto lasciare una piazza come Cesena, perciò ho deciso di rischiarmela e rimanere qua. Cambiare maglia e fare tutte le venti presenze del girone di ritorno non era neanche equiparabile al farne dodici con la maglia del Cesena”.

Quindi il cambio di società di fatto è stato determinante per la sua permanenza…
“Sicuramente sì”.

In casa del Grosseto disputò un’ottima partita da titolare. Dopo quella prestazione è rimasto un po’ deluso dal non essere stato riconfermato in seguito?
“No perché intanto il mister mi aveva dato fiducia praticamente senza conoscermi e pur non avendo una condizione fisica ideale. Sono stato felice di riuscire a ripagare la sua fiducia in quella partita giocando bene, ma sicuramente non mi ha scosso il fatto di non partire titolare in quelle dopo, anche perché mi ha dato qualche chance subito nei match successivi. Quando le cose le fai bene e il mister fa le sue scelte sai che non dipende da te; ho sempre vissuto le panchine in modo sereno. Se non gioco è per scelta tecnica, soprattutto anche perché i miei compagni in difesa sono molto farti. La panchina non fa piacere ma la vivo serenamente”.

Tornando all’ultimo match contro la Reggiana, per voi in difesa non è stata vita facile nel secondo tempo. Cosa ha sofferto di più lei in particolare della loro fase offensiva?
“Sicuramente la Reggiana è insieme al Modena la squadra più impressionante dal punto di vista del tasso tecnico, che con la C c’entra poco o nulla. È stato difficile riuscire a tenere la posizione e a non andare in balia delle loro rotazioni, ma riuscire a farsi trovare sempre al posto giusto. Però questo l’avevamo provato molto bene in allenamento. Probabilmente abbiamo poi sbagliato il modo di gestire la partita; abbiamo cercato di giocare la ripresa in maniera analoga al primo tempo, mentre invece potevamo rimanere più cauti. La differenza tra noi e loro è soprattutto la profondità della rosa. Sono una grande squadra che stanno ancora lottando per la promozione in B”.

Diciamo che però lunedì gli avete dato una bella mazzata per la promozione diretta…
“In effetti il punto per loro non conta più di tanto, loro dovevano perseguire unicamente la vittoria. Sapevano che era l’ultima spiaggia e ci hanno provato in tutti i modi a vincerla, però noi siamo stati bravi a reggere l’urto di questa grande squadra”.

A Fermo l’aspetta un’altra partita da titolare, giusto?
“Mi giocherò un posto da titolare, spero che la scelta del mister ricada ancora su di me, ma se così non dovesse essere mi farò sicuramente trovare pronto al momento del bisogno. Sarà una partita tosta, perché è una squadra che ha appena cambiato mister e che deve assolutamente tirarsi fuori da questo periodo negativo. Sarà un match dalla grande intensità, ma noi cercheremo di vincere a tutti i costi per portare a casa una vittoria che sarebbe fondamentale”.

Guardando al futuro immediato, a giugno lei andrà in scadenza di contratto. Lei si aspetta e pensa di meritare un rinnovo da parte della società?
“Io lavoro ogni giorno per ottenere questo rinnovo. Sono rimasto anche per questo. Vorrei cercare di convincere chi di dovere a confermarmi anche l’anno prossimo. Se non sarà così andrò avanti lo stesso, e sarò sicuramente contento di tutto quello che ho passato in questa stagione, che mi porterò per sempre dentro. Comunque sì, il mio obiettivo è quello di cercare di convincere la società a farmi rimanere qua. Penso di potermi meritare il rinnovo. Speriamo arrivi…”

Ha 24 anni, pochi per un difensore. In quali caratteristiche pensa di avere i più grossi margini di miglioramento?
“Penso che quest’anno grazie a mister Viali sono migliorato tanto sotto il punto di vista tattico. Mi ha dato molti concetti anche in fase difensiva, essendo stato lui un difensore di Serie A. Penso di poter migliorare in tanti aspetti; penso di dover fare di più sotto l’aspetto tecnico ma anche nella lettura di certe situazioni, capire quando serve fare un fallo in più. Con il lavoro quotidiano cercherò di migliorare giorno dopo giorno”.

In campo si è notato più volte qualche suo improvviso calo di tensione. A cosa pensa siano dovuti?
“In realtà io mi reputo uno che non ha mai avuto particolari abbassamenti di concentrazione. Diciamo che, ammesso di averne avuti, probabilmente dipende anche dal non giocare con continuità per diverso tempo, cosa che mi ha portato a non essere lucido mentalmente per tutti i novanta minuti. Allo pratico certe situazioni non sono replicabili in allenamento. Rimanere sempre sul pezzo è un aspetto fondamentale per un difensore”.

Pogliano, siamo di nuovo fuori dai Mondiali. Nel suo piccolo cosa ne pensa di questa clamorosa disfatta? A chi vanno attribuite le colpe più grandi a suo parere?
“Sicuramente c'è molta amarezza perché l'Italia al Mondiale, al di là di tutto, è una festa di tutto il Paese, e per me che ho 24 anni non poter festeggiare con gli amici, come abbiamo potuto fare per l'Europeo, è veramente una brutta sensazione. Colpevoli? È difficile trovarne uno… Sicuramente uscire con la Macedonia da campioni d’Europa in carica fa davvero scalpore”.