Quella volta che Antonioli parò tutta Mantova e provincia

ASPETTANDO DOMENICA Il 15 novembre 2009, il Cesena di Bisoli, sbancò il Martelli grazie a un gol di Bucchi. Ma il vero protagonista di quella sfida fu San Francesco da Monza
09.12.2020 07:00 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Quella volta che Antonioli parò tutta Mantova e provincia

Era domenica. Domenica pomeriggio. E quel ‘famoso’ 15 novembre 2009, a Mantova, faceva un gran freddo.
MORTO E RISORTO – Ricordo gli altoparlanti del Martelli che vomitavano a tutto spiano la terribile hit I gotta feeling dei Black Eyed Peas. Ricordo quella severissima hostess di mezza età che – chissà perché – non voleva darmi un posto nel ‘gabbiotto’, assieme ai miei colleghi del Carlino e del Corriere. Ricordo che i tifosi di casa e pure quelli ospiti – bei tempi, quelli – stavano tutti attaccati, vicini vicini. Ricordo che in tribuna non c’era – come oggi – la paura degli assembramenti, dei droplets, delle strette di mano, delle battute politicamente scorrette. Ma la cosa che ricordo di più è la faccia (distrutta, devastata, sconvolta) di un ‘certo’ Bisoli a fine partita. Perché secondo me, in quel freddo pomeriggio di metà novembre, l’Uomo di Porretta Terme è morto e risorto almeno due volte.
TRA LE PRIME TRE – Quella ‘maledetta’ domenica, i padroni di casa, dominarono in lungo e in largo la partita. Alla fine però, incredibilmente, fu il Cavalluccio a vincere. Grazie a un gol di testa siglato dal neo-entrato Bucchi al 61’. Protagonista indiscusso della partita si rivelò comunque uno strepitoso Antonioli. San Francesco da Monza parò (anche) due rigori: il primo su Carrus nel primo tempo, il secondo su Caridi al minuto – udite udite – novantatré. “Nella mia lunga carriera soltanto quella volta mi è capitato di neutralizzare due penalty nella stessa gara – ricorda l’ex numero uno del Cesena – e quel match lo metto sicuramente sul podio delle giornate più emozionanti di sempre, almeno a livello personale…”.
DENTRO AL FORNO – Era un super Cesena, quello. Un Cesena ‘targato’ Recchi e Campedelli infarcito di big cadetti che al pallone sapevano dare del ‘tu’ (Do Prado su tutti). Un Cesena pieno di campioncini del domani (vedi Parolo o Giaccherini). Però è stato ‘solo’ in quel pomeriggio di metà novembre, davanti a quell’immeritata vittoria ‘bisolizzata’, che ho capito una volta per tutte che Lauro e soci avrebbero potuto davvero coltivare sino alla fine quel sogno che cominciava per A. Quel grande sogno che poi si è concretizzato sei mesi e mezzo dopo. Nel forno del Garilli. In quella tristissima città (forse la più triste d’Italia) chiamata Piacenza. Nostalgia. Nostalgia canaglia. Di una strada. Di un amico. Di un bar. E pure di Volta, del Conte, di Djuric…