LA LAVAGNA - Il Cesena ha già gioco e idee chiare, ma qualche dubbio sorge già alla prima uscita

07.08.2017 12:30 di  Bruno Rosati   vedi letture
LA LAVAGNA - Il Cesena ha già gioco e idee chiare, ma qualche dubbio sorge già alla prima uscita
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© foto di Antonello Sammarco/Image Sport

La stagione sportiva 2017/2018 del Cesena si apre ufficialmente con la vittoria casalinga sulla Sambenedettese in Coppa Italia. Siamo solo ad agosto e, come è ben noto, le carte in tavola potranno cambiare più volte, quindi non si sa se quanto visto ieri sera corrisponda al Cesena che vedremo durante l’arco del campionato. Quello che certamente si può dire è che questo Cesena ha dovuto sudare sino all’ultimo per guadagnarsi la qualificazione al turno successivo del torneo.

I padroni di casa, come da pronostico, sono scesi in campo con il 3-5-2 (ampiamente provato nel ritiro di Acquapartita); Cascione è stato schierato subito al centro della difesa: quello che l’anno scorso era stato un esperimento estemporaneo, potrebbe già essere uno dei principali leitmotiv di quest’anno. In mezzo al campo è Laribi a manovrare le azioni, seppur si sia aggregato ai compagni solo da poco. Sulla fascia sinistra viene data fiducia al prodotto di casa, Mordini.

Al fischio d’inizio, la squadra marchigiana è stata immediatamente determinata nel cercare di ottenere le redini del gioco. Questa voglia di fare ha inizialmente colto di sorpresa il Cesena che è parso piuttosto compassato. Dopo i primi dieci minuti però i ragazzi guidati da Camplone hanno superato la soggezione dovuta al primo appuntamento non amichevole. La squadra ha alzato i giri del motore ed ha iniziato a giocare in maniera fluida, trovando subito l’occasione di sbloccare il risultato al sedicesimo. Crimi serve la palla a Mordini, premiando il suo inserimento in area; la difesa avversaria lo stende e per l’arbitro è rigore. Laribi calcia un penalty non precisissimo ma comunque capace di spiazzare il portiere ospite Pegorin.

Il Cesena acquista fiducia e man mano crea i presupposti per nuove occasioni da rete. Le idee di gioco ci sono e sono ben precise, ciò si evince già a prima vista. Gli spunti dei singoli però non sono altrettanto felici: Jallow perde l’attimo per giocare il pallone su Vita e si incaponisce nel fare da solo, Gliozzi ha molta voglia di dimostrare di meritarsi il posto ma questo lo porta ad essere troppo irruento e poco efficace, i cross che arrivano dalle fasce non sono molto precisi.

Si va al riposo sull’uno a zero. Poco dopo la fine dell’intervallo arriva il raddoppio siglato da Vita con un gran tiro preciso da fuori area. Di lì in avanti sembrerebbe che la partita abbia poco da raccontare: i ritmi si abbassano, il Cesena non conduce più la gara come prima e anche i giocatori in rossoblù non sembrano voler più di tanto riacciuffare la partita. Qualche iniziativa personale del loro Esposito però lascia presagire che non sarà così. Sulle (poche) conclusioni pervenute, Agliardi si fa trovare tutt’altro che pronto e se al settantacinquesimo la sforbiciata di Valente si ferma sulla traversa, allo scoccare del novantesimo è lo stesso Valente in una mischia a bucare la rete del portiere bresciano. In maniera analoga a quanto accadeva l’anno scorso, il Cesena prende ancora gol nel finale della partita e quando in pieno recupero viene assegnata una punizione dal limite alla Sambenedettese, lo spettro dei supplementari si prefigura nella mente dei tifosi sugli spalti. D’altronde, la rimonta subita all’ultimo è un copione già visto e rivisto da queste parti.

La sorte però ha deciso che non è ancora arrivato il momento di abbattersi sul Cesena, l’arbitro fischia la fine e dunque tutto bene quel che finisce bene.

È ancora troppo presto per dare dei giudizi. Certo, di cose positive se ne son viste (Jallow e Kupisz hanno mostrato una certa facilità nel saltare l’uomo e creare superiorità numerica). Questa partita però dev’essere un’occasione per valutare cosa non è andato bene e come mai. Il notevole calo avuto da tutta la squadra nel finale è da attribuire esclusivamente ad un discorso fisico (il pesante lavoro svolto in ritiro si fa ancora sentire sulle gambe dei calciatori) o abbiamo di nuovo di fronte una squadra che non riesce a reggere la pressione degli ultimi minuti di gioco?

La scelta di schierare Agliardi, ormai “battezzato” come secondo portiere e apparso in gran difficoltà, è dovuta solo al fatto che il neo-acquisto Fulignati è arrivato da troppo poco tempo per scendere in campo titolare oppure Camplone (che aveva espressamente richiesto altro) ha già bocciato il suo approdo in Romagna? Se così fosse, saremmo davanti al primo ispido nodo della stagione, da districare quanto prima per non incappare in spiacevoli querelle su chi debba essere l’estremo difensore designato. Sino a pochi mesi fa abbiamo ben visto quanto possa condizionare (in negativo) l’esito di un’annata.