Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba

19.12.2021 20:24 di  Stefano Severi   vedi letture
Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba

1. Ragazzi, è tutto a posto, anzi, it’s all right. Con il passaggio in mano degli statunitensi siamo in una botte di ferro, come disse Attilio Regolo. 

2. Non sappiamo bene chi siano né cosa rappresentino, c'è chi informa che gli investitori a stelle e strisce, “essendo due persone esperte nel trovare investitori per i loro progetti, non dovrebbero avere grossi problemi a convogliare risorse per il club bianconero”. E chi siamo noi per non fidarci?

3. La fiducia in questi casi è d’obbligo, anche perché sappiamo che almeno per un anno resteranno in CdA due rappresentanti dell’attuale maggioranza a vigilare sulle manovre societarie. E noi a Cesena sappiamo benissimo quando sia importante avere “consiglieri tifosi” seduti in consiglio di amministrazione per evitare derive pericolose, no?

4. Allo stesso modo sappiamo, sempre per esperienza, che la nostra piazza e la stampa in generale hanno gli anticorpi giusti per vigilare sull’andamento societario avvertendo tutti per tempo in vista di possibili – quanto improbabili, eh – cataclismi economici e giudiziari.

5. E poi, insomma, non è colpa di nessuno se l’ufficio stampa del Cesena chiede “cortesemente” di non fare domande al presidente Corrado Augusto Patrignani sulla trattativa. È anzi normale che l’ufficio stampa decida quali domande si possano fare e quali non siano al momento opportune: in fondo l’addetto stampa è pagato per questo. Il problema è altrove.

6. In realtà il pensiero del CAP è noto: è detto fiducioso che presto arriveranno i soldi per fare un buon mercato a gennaio e che sarebbe un peccato non provare ad essere promossi già quest’anno: non è molto ma in un periodo in cui seguita a venir notte, sempre più notte, è già qualcosa.

7. Un giorno si legge che l’avvocato newyorkese entrerà da solo coi suoi fondi, quello seguente che entrerà invece insieme ad un partner in rappresentanza di un certo fondo di investimento, quindi il giorno dopo ancora il socio invece è un altro e i capitali sono di (forse) di terze parti non ben specificate. Grande è la confusione sotto il cielo, quindi la situazione è eccellente!  

8. Per fortuna ci pensa il nostro Paolo Morelli – decano del giornalismo cesenate – a spiegare un po’ la situazione sull’edizione odierna de Il Resto del Carlino Cesena. Morelli parla di un “fondo di private equity, cioè che investe in società non quotate in Borsa ma dotate di elevante potenzialità di crescita per poi disinvestire con lo scopo di ottenere plusvalenze dalla vendita della partecipazione azionaria”.

9. Non è chiaro al momento quanti di quelli – e non erano purtroppo pochi – che si sono presentati oggi in Curva Mare con la bandiera statunitense (poi opportunamente messi in riga da chi di dovere) abbiano letto il Carlino di oggi. Forse a loro piace sognare in grande, dove grande significa diventare una plusvalenza per essere “disinvestiti”.

10. Non si tratta di essere romantici, bensì di essere realisti: questo non è un modello di calcio né praticabile né tanto meno sostenibile. In un mondo come quello del calcio, dove le regole contabili sono quanto mai labili, fare grande una squadra significa (a meno di non chiamarsi SüdTirol) fare debito. E la domanda a questo punto è una sola: tra quanto ripartirà nuovamente il Cesena dalla D?