Born in the U.S.A. #1 - Volete fare la fine del Parma?

10.01.2022 20:27 di  Stefano Severi   vedi letture
Born in the U.S.A. #1 - Volete fare la fine del Parma?

L'account Instagram del defunto AC Cesena è ancora intatto, come se il tempo si fosse fermato. L'ultimo post è relativo alle ristrutturazioni del Manuzzi in vista degli Europei Under 21, datato 19 giugno 2018. Poco più sotto il ricordo della promozione di Latina, avvenuta 4anni prima, con Agliardi che alza le mani davanti al settore ospiti. E poi ancora Castori che promuove la campagna abbonamenti per una stagione, in serie B, che non ci sarà mai: "Con voi sugli spalti ho già la mia squadra, hashtag #castorizzati". Peccato che, nonostante il gioco di parole, la squadra non sia mai esistita. Ci sono anche tutti i prezzi degli abbonamenti: 70 euro per la Curva Mare superiore con la promozione "Porta un amico", 140 l'intero. Si arriva fino ai 1200 della tribuna Vip.

Perchè tutto questo? Perchè in quegli anni una delle più sfortunate frasi proferite dall'allora presidente fu qualcosa del tipo: "Volete fare la fine del Parma?". Sottintendendo che loro stavano salvando il Cesena mentre il Parma stava fallendo miseramente, ripartendo dalla serie D. Proprio quella quarta serie da cui, nell'estate 2018, è appunto ripartito il Cesena, senza vicepresidenti permalosi né artigiani della qualità, mentre il Parma con una cavalcata storica dalla D ha vinto tre campionati consecutivi tornando praticamente subito in serie A.

Il Parma è stato riportato in serie A da un pool di imprenditori locali, rigorosamente emiliani. E poi? Poi il Parma è stato acquistato dagli americani - sia perdonato ogni riflesso pavloviano, dove Pavlov non è il precedente sindaco di Cesena bensì il premio nobel, anch'egli sovietico come il compagno Lucchi - per la precisione dalla famiglia Krause attiva in diverse aree di mercato. Si stima che gli americani abbiano sborsato circa 65 milioni di euro per il 70% delle quote del club, mentre il restante 30% in un primo momento è rimasto nelle mani degli imprenditori locali. Un approccio molto simile a quanto visto in riva al Savio, eccezion fatta ovviamente per le cifre. Attualmente la composizione, per quel che risulta, dovrebbe essere la seguente: 90% Krause Group, 9% Nuovo Inizio (i vecchi imprenditori) e 1% Parma Partecipazioni Calcistiche, la società che riunisce l’azionariato diffuso dei tifosi (si noti bene: non associazionismo, bensì un modello stile Interspac di Cottarelli).

Secondo quanto spiega il portale "Calcio e Finanza" il gruppo Krause ha comprato anche il "99% di Progetto Stadio Parma srl, la società SPV creata per la gestione del progetto di ristrutturazione dello Stadio Tardini". Ecco, lo stadio. Non se ne era parlato anche a Cesena? Non facciamo passi in avanti, rimaniamo in Emilia, dove non tutti sono favorevoli - a differenza della giunta conservatrice di Federico Pizzarotti - al nuovo stadio. Tanto da creare un'associazione (qualcuno ha parlato di associazionismo?), denominato "Osservatorio Stadio Parma", per opporsi alla nuova opera.

"Il 21/5/2021 la società Parma Calcio 1913 ha depositato in Comune proposta di ricostruzione e gestione dello stadio Tardini - si legge in una relazione dell'Osservatorio -  in modalità di finanza di progetto, denominata “Progetto Stadio Tardini”, con richiesta di concessione dell’area pubblica municipale su cui sorge l’attuale impianto sportivo per la durata di 90 anni a titolo gratuito. Il proponente Parma Calcio 1913 si prefigge di finanziare l’opera per l’intero costo di realizzazione, dichiarato in 93,7 milioni".

La considerazione principale: prima di autorizzare una concessione di 90 anni per la gestione del nuovo stadio, la Giunta dovrebbe dare un'occhiata ai conti del Parma calcio. E il suddetto Osservatorio ha "aiutato" Pizzarotti presentando una propria analisi dell'attuale bilancio. I numeri sono certamente interessanti e in riva al Savio possono inevitabilmente richiamare alla mente le vicissitudini del "vecchio" Ac Cesena, anche se ogni caso poi fa storia  a sè. Il report completo può essere reperito cliccando qui.

"La società Parma Calcio 1913, negli esercizi contabili dal 1/7/2015 al 31/12/2020 ha registrato perdite a bilancio per complessivi 62,6 milioni.

Nell’esercizio che riguarda il periodo dal 01/09/2020 al 31/12/2020, la società Parma Calcio 1913 ha registrato a bilancio perdite per 22,6 milioni e debiti per 175,1 milioni.

Relativamente all’esercizio dal 01/09/2020 al 31/12/2020, il cui bilancio è a oggi l’ultimo disponibile, alcuni dei principali indicatori della salute finanziaria della società evidenziano valori preoccupanti:

Il patrimonio netto (che è il primo indicatore della salute patrimoniale di un’impresa) è NEGATIVO per 15,5 milioni.

Le passività correnti, che ammontano a 83,8 milioni, superano di quasi 3 (tre) volte le attività correnti, che si attestano a 31,9 milioni.

L’indice di liquidità è di 0,38. Ciò significa che le entrate correnti sono fortemente insufficienti a coprire le uscite. Giusto per quantificare il problema, per portare l’indice di liquidità a 1,0 (cioè entrate correnti appena sufficienti a coprire le uscite) mancano 51,9 milioni.

Se si considerano la retrocessione del club in serie B, che ha determinato una drastica diminuzione delle entrate senza una equivalente riduzione dei costi operativi, e le ulteriori operazioni di calciomercato con saldo negativo di 22 milioni, la stima è che a fine 2021 i debiti della società Parma Calcio 1913 si siano attestati intorno a 200 milioni.

Degna di attenzione è inoltre l’operazione con cui la quota di controllo del 90% di Parma Calcio 1913, acquisita dal sig. Krause mediante la società Gruppo Gentile Srl, è stata iscritta a bilancio 31/12/2020 di quest’ultima. La quota viene valutata 27,4 milioni nonostante la controllata Parma Calcio 1913 abbia registrato, nell’ultimo esercizio, perdite per 22,6 milioni e un patrimonio netto NEGATIVO di 15,5 milioni. Dato che il 90% di –15,5 milioni ammonta a –13,9 milioni, si desume che la differenza tra 27,4 milioni iscritti a bilancio e –13,9 milioni di patrimonio netto sconta 41,3 milioni di sopravvalutazione dell’attivo patrimoniale".

1 - (continua)