Tu vuò fa’ l’americano ma poi nel cuore c’hai Edmeo

Il calcio sta perdendo appeal anche a Cesena, per tante ragioni. Ed allora c’è chi continua a dividersi tra l’amarcord più morboso e i sogni (di gloria) a stelle e strisce…
22.03.2022 10:30 di  Flavio Bertozzi   vedi letture
Tu vuò fa’ l’americano ma poi nel cuore c’hai Edmeo

Un grandissimo passato fatto di lustrini e paillettes. Un presente a dir poco modesto. E, soprattutto, costi di entrata nettamente inferiori rispetto al mondo inglese/tedesco/spagnolo. Lo abbiamo visto recentemente pure a Cesena: il calcio italiano continua a piacere molto agli americani.

La colonizzazione a stelle e strisce della pedata nostrana, di sicuro, non è finita qui. Anzi, continuerà più che mai. Anche perché, gli investitori in salsa yankee, sanno muoversi – direttamente o tramite prestanome più o meno scafati – splendidamente tra le macerie lasciate (anche) dal Virus e dalla Recessione. La domanda, però, ora sorge spontanea: questo calcio moderno ed asettico dove la voglia di fare plusvalenze future prevale di gran lunga (al di là delle solite ed incellofanate dichiarazioni di facciata) sulla passione e sul romanticismo, sta allontanando i tifosi dagli stadi e/o dalla tv? Risposta: sì. Anche perché è già da diversi anni che questo boccheggiante Sistema – tra partite sempre più brutte, bilanci tarocchi, calendari spezzatino, impianti fatiscenti e steward ai tornelli simpatici come ausiliari del traffico altoatesini con le ragadi – fa acqua da tutte le parti.

Cerco di spiegarmi meglio, concentrandomi sul Caso Cesena. Già, per un tifoso bianconero che in passato ha avuto soltanto presidenti ‘targati’ Romagna, non è mica facile vedere al timone di comando del Cavalluccio un tandem di americani che sino a una manciata di mesi fa manco sapeva chi fossero Nardi o Ciofi. Se poi ci aggiungi il fatto che il tifoso medio del Cesena – dopo aver trascorso una vita in Serie B con qualche gustosa incursione in Serie A – ne ha un po’ i maroni pieni di incrociare le armi con il Pontedera o con l’Imolese, che viaggiare a 19 punti dalla capolista in Serie C non è proprio il massimo della vita, che tutti questi assurdi infrasettimanali piazzati ad orari aberranti hanno fatto scendere la catena a molti, che il calcio praticato da mister Viali non è propriamente spumeggiante, che tanta gente non ha neanche più i soldi per andare al Manuzzi o per sottoscrivere l’abbonamento ad Eleven Sports, il quadro si fa più chiaro. Anzi, più scuro. Nero. Nero tendente al marrone.

In riva al Savio, come in tante altre piazze d’Italia, il calcio sta perdendo appeal anche perché si gioca troppo. Un semplice esempio: il Cesena, negli ultimi 51 giorni, è sceso in campo ben 12 volte. In media una volta ogni 4,25 giorni. E lo spettacolo, signori miei, a parte un paio di eccezioni (la vittoriosa trasferta di Ancona, la gara di ieri sera con la Reggiana), tutto è stato tranne che eccezionale. In soldoni: se mi costringi a pasteggiare ogni santo giorno a ostriche e champagne della migliore marca, io le tue ostriche –  con il tuo champagne – massimo dopo due settimane te le tiro dietro. Se invece mi metti nel piatto una minestra che sa di merda e mi dai da bere della gassosa di terza fascia, io quella stessa minestra che sa di merda – e la gassosa – te la tiro nella schiena alla prima occasione utile. Che qui a Cesena, la gente, ha visto esibirsi campioni della pedata del calibro di Cera, Schachner, Agostini, Hubner, Salvetti e Jimenez. O geni della panca come Marchioro, Bagnoli, Bolchi e Lippi. E non è sempre facile mandare giù certi lanci di Ardizzone. O certi schemi su punizione orchestrati da Viali.

Detto questo, sbaglia però chi non vuole dare a fiducia a Aiello e Lewis. Anche perché, salire su un treno in corsa, non è mai facile. Anche perché, sotto le ceneri di un’apparente tranquillità, in attesa di vedere cosa combinerà il già defenestrato Viali ai prossimi play-off, gli Americani sono già al lavoro per costruire un Cesena (a tinte Viola) 2022-23 ambizioso. Un Cesena da leccarsi i baffi. Un Cesena che cercherà di sconfiggere sul campo la mediocrità che si è respirata in Romagna negli ultimi due anni e mezzo. Sarà così tripla, la mission aziendale della nuova ed ambiziosa (pure troppo…) dirigenza bianconera. Primo obiettivo: riportare il Cavalluccio in Serie B entro e non oltre giugno 2024. Secondo obiettivo: riaccendere sul serio l’entusiasmo in una piazza che – dopo l’effimera stagione della Rinascita post-fallimento – ha perso sprint e tifosi. Terzo ed ultimo obiettivo, forse il più difficile da raggiungere: far cambiare idea ai soliti nostalgici che continuano a rimembrare ancora i bei tempi andati. Tempi magari griffati Edmeo Lugaresi.


PS: Quelli che… che la piadina è la piadina. Quelli che… però, ogni tanto, anche gli hamburger non sono niente male.